lunedì 4 maggio 2015

Olio di palma, un po' di chiarezza

Negli ultimi tempi, si sente spesso parlare dell’olio di palma ma è bene capire, innanzitutto, di cosa si tratta.
La palma da olio è una pianta originaria delle foreste pluviali della Guinea, ma ultimamente 
la sua coltivazione si è diffusa anche in altre zone della Terra (Africa centrale e Asia). Dalla palma si possono ottenere due tipi di olio: dal frutto, detto olio di palma, e dai semi di 
palma, detto olio di palmisto. Si tratta di oli che a temperatura ambiente si presentano allo stato solido o semi-solido, ma che possono diventare liquidi quando subiscono il processo di frazionamento.
Dal punto di vista nutrizionale, l’olio di palma contiene circa il 50% di grassi saturi (grassi nocivi per la salute perché aumentano il rischio cardiovascolare e contribuiscono ad alzare i livelli di colesterolo ematico), circa il 40% di acido oleico monoinsaturo (acido grasso con funzione protettiva sull’apparato cardiovascolare), e circa il 10 % di acido polinsaturo linoleico (altro acido 
grasso con funzione protettiva). L’olio di palma dunque, anche se contiene molti grassi saturi, 
grazie alla sua composizione complessiva, e soprattutto quando non è idrogenato, non avrebbe un ruolo così dannoso per la salute. Anzi, allo stato grezzo l’olio di palma è ricco di vitamine e antiossidanti. 
Il problema sulla nocività dell’olio di palma si pone, soprattutto, perché nell’industria alimentare questo ingrediente viene utilizzato molto più spesso in forma raffinata, e quindi privata delle caratteristiche di salubrità che questo olio invece presenta allo stato grezzo. 
Inoltre, i rischi per la salute sono legati ad un eccessivo utilizzo di questo olio, che ha iniziato a diffondersi forse come sostituto della margarina, e non ad un suo uso sporadico. 
L’olio di palma è presente in tantissimi prodotti da forno, a partire da quelli dolci per la colazione (biscotti, fette biscottate e merendine), in quelli salati come crackers o piadine, ma anche nelle creme spalmabili, nei brodi, nelle zuppe e in alcuni piatti pronti.
Vista la sua larga diffusione, è implicito che si rischi di assumere ogni giorno una quantità eccessiva di questa sostanza, anche in maniera inconsapevole. Fortunatamente, la modifica dell’etichetta nutrizionale impone al produttore di specificare il tipo di olio (grasso) usato nei prodotti alimentari, mentre prima compariva solamente una dicitura generica del tipo "olii e grassi vegetali".
Da segnalare i numerosi studi scientifici su questo alimento, che però presentano risultati
contraddittori e spesso anche non paragonabili tra di loro. Un recente lavoro presentato 
dall’Università di Bari ha messo in relazione gli effetti di un acido grasso presente nell’olio di palma su una proteina responsabile della morte delle cellule produttrici di insulina, causando quindi danni irreversibili che porterebbero allo sviluppo del diabete.
scritto da Francesca Argellati, biologa nutrizionista

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